Il Giappone ha testato un “cannone spaziale” talmente potente da bucare un asteroide.
Non è la trama di un nuovo anime, ma quanto dichiarato dalla Japan Aerospace Exploration Agency (JAXA), che ha intenzione di utilizzare la nuova arma nel 2018, sparando un proiettile di metallo sulla superficie dell’asteroide 1999JU3.
Non è la trama di un nuovo anime, ma quanto dichiarato dalla Japan Aerospace Exploration Agency (JAXA), che ha intenzione di utilizzare la nuova arma nel 2018, sparando un proiettile di metallo sulla superficie dell’asteroide 1999JU3.

Il cannone spaziale sarà trasportato a bordo della navetta Hayabusa-2, il cui lancio è previsto per il 2014.
Il veicolo raggiungerà 1999JU3, che orbita tra la Terra e Marte, quattro anni dopo.
Il cannone della nave spaziale andrà alla deriva verso la superficie dell’asteroide, causando un esplosione per creare un cratere dove Hayabusa2 raccoglierà campioni dall’interno della roccia spaziale, per poi tornare sulla Terra circa nel 2020.
Il veicolo raggiungerà 1999JU3, che orbita tra la Terra e Marte, quattro anni dopo.
Il cannone della nave spaziale andrà alla deriva verso la superficie dell’asteroide, causando un esplosione per creare un cratere dove Hayabusa2 raccoglierà campioni dall’interno della roccia spaziale, per poi tornare sulla Terra circa nel 2020.
La missione è volta a prelevare campioni del suolo come parte di un progetto di ricerca di materiali organici o di qualsiasi segno di acqua.

Secondo la JAXA, i materiali incontaminati ricavati dall’esplosione sono una parte essenziale del puzzle per i ricercatori che cercano di capire come si formano i pianeti, ed eventualmente aiutarli a conoscere il modo in cui potrebbero nascere le forme di vita.

Hayabusa-2 è un successore dell’originale “Hayabusa” (falco in giapponese), una sonda nello spazio che raccolse la polvere da una asteroide a forma di patata e ritornò sulla Terra nel 2010.

Gli scienziati sperano che Hayabusa-2 perfezionerà il lavoro del suo predecessore, che era solo in grado di raccogliere campioni di polvere sulla superficie, che potrebbero essere stati alterati da anni di esposizione alle diverse forme di energia che gli asteroidi incontrano nello Spazio.